domenica 30 giugno 2013

Resistenza fiscale: la spesa pubblica finanzia il terrore

Le misure dissennate imposte agli Stati in Europa continuano ad aggravare la situazione economica generale. In Italia i disoccupati censiti sono almeno 2 milioni e mezzo (di cui il 37% sono giovani); continuano i suicidi per insolvenza, i prezzi alimentari continuano ad aumentare e i consumi diminuiscono. Non c'è altro da fare per le imprese italiane che iniziare a pensare di chiudere, "delocalizzare" nel Sud Est Asiatico, oppure tentare di salvare il proprio reddito costituendo società offshore in paradisi fiscali.

Chi aveva limitato il proprio orientamento in politica e in economia sull'odio per Berlusconi, e pensava che fosse finalmente arrivato, come per magia, un risanatore dei conti pubblici capace di migliorare la situazione generale, ora si rende conto che il problema non lo risolvono i prestigiatori, soprattutto quando sono prestigiatori partoriti dai gruppi che lavorano per le élite al potere in Europa e nel mondo. 

L'esagerata oppressione fiscale, le fantasiose introduzioni di nuove imposte e di nuovi tagli ai servizi essenziali non hanno mai determinato la crescita in nessuna parte del mondo e in nessun momento della storia economica; si tratta di concetti elementari che sono alla portata di tutti, persino di alcuni giornalisti; queste manovre sono implementate in un contesto che nutre la più assoluta ignoranza, e una buona dose di malafede, da parte di molti burocrati e politici italiani. Il disegno è quello di continuare ad impoverire le classi medio-basse e comprende tagli alla sanità, alla giustizia, all'istruzione e ad altri servizi essenziali; non si parla molto, però, (salvo che su archiviodisarmo e su FuoriLeMura) di tagliare completamente i 20-25 miliardi di Euro che vengono spesi per gli armamenti, i quali servono gli scopi espansionistici delle élite al potere in Europa e non sono di nessuna utilità alle popolazioni produttive e civili; non si parla neppure del miliardo e mezzo di Euro che escono dalle tasche dei contribuenti italiani per mantenere l'insegnamento cattolico nelle scuole, al quale si aggiunge il costo del finanziamento di 6 miliardi e rotti che a vario titolo passano dalle amministrazioni locali, o da enti e aziende di stato, sotto forma di contributi di vario genere, alla chiesa cattolica e ai suoi istituti a seconda delle sue varie configurazioni; molte imposte sono assolutamente ingiuste e insensate; l'ICI è un esempio fondamentale di ingiustizia per il lavoratore, come maggior parte di altre imposte; e però la chiesa cattolica romana ne è esente ed è anche esente da una serie di altre imposte, tra le quali l'IMU, l'IRES e l'IRAP. Questi sono problemi politici che non hanno niente a che fare con la fede religiosa; i privilegi della casta religiosa sono semplicemente privilegi di casta; si affiancano ai piccoli privilegi dei politici e ai grandi privilegi delle élite che li comandano. Bisognerebbe non pagare le imposte, trovare il sistema per non pagarle e smettere di pensare che sia virtuoso farlo; le imposte di questo sistema e in questo Stato senza sovranità monetaria sono immorali, inadeguate, illegittime e, dato il contesto, servono solo a peggiorare la situazione economica complessiva.

Le entrate tributarie non sono utilizzate per coprire interamente la spesa pubblica e per finanziare l'erogazione dei servizi essenziali; la politica fiscale è uno dei due strumenti ben precisi che un governo può usare, assieme alla politica monetaria, per controllare l'andamento dell'economia interna di uno Stato. La politica monetaria è stata sottratta, con metà del resto della sovranità popolare, agli Stati europei e delegata all'Unione Europea. L'Unione Europea conosce il meccanismo della leva monetaria e lo usa proprio per non far crescere l'economia; l'altra leva che un sovrano può usare è la politica fiscale; ma, attraverso i governi pupazzo, come i burattini che si vedono oggi e che si sono visti negli ultimi 50 anni in Italia, ciò che le élite fanno oggi è schiacciare le popolazioni degli Stati membri proprio con la politica fiscale. Fin qui ce n'è già a sufficienza per giustificare, sul piano morale, economico e politico, l'astensione, il rifiuto di lasciare che la rapina continui attraverso l'oppressione fiscale.
E infatti alcune realtà politiche e sociali iniziano a fare campagna per promuovere forme di resistenza, come lo sciopero fiscale promosso dai sindaci di diversi comuni d'Italia, la campagna di Roberto Fiore, l'ausilio alla campagna di Fiore di Roberto Maroni allo sciopero fiscale. Non è chiaro, tuttavia, come essi pensino di configurare la posizione legale (quella loro e quella dei contribuenti indispettiti) circa gli inviti ad astenersi dal pagamento delle imposte.

La difesa dall'oppressione fiscale muove da alcuni principi morali e tecnico-legali:

1) La sovranità dello Stato italiano è sottomessa, anche in senso formale, a quella degli enti sovranazionali, un precedente formale essi dovrebbero individuarlo nella normativa anti-terrorismo introdotta un mese dopo il finto attacco terroristico del 2001, e precisamente: il D.L. 12.10.2001 n. 369 (convertito nella legge n. 431/2001), intitolato "misure urgenti per reprimere e contrastare il finanziamento del terrorismo internazionale" a cui ha fatto seguito il D.L. 18 ottobre 2001 n. 374 "disposizioni urgenti per contrastare il terrorismo internazionale" (convertito nella L.15.12.2001 n. 438).

2) Il 16 gennaio 2002 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione n. 1390 (2002) in cui si condannano i Talibani per non avere dato risposta a precedenti risoluzioni e per avere consentito l'addestramento nel territorio afgano di gruppi terroristici associati, in particolare la rete di Al Qaeda. Con quella risoluzione il Consiglio di sicurezza indicava l'obbligo a tutti gli Stati di dare piena attuazione ad un'altra precedente risoluzione (1373/2001) relativa a misure restrittive e di congelamento di capitali, misure da applicarsi nei confronti anche di tutti coloro che avevano contribuito a finanziare, pianificare, favorire, o perpetrare atti di terrorismo. Sulla base di questa risoluzione il Consiglio dell'Unione Europea ha adottato il Regolamento CE n. 881/2002 (abrogativo del precedente decreto 467/2001), come tale immediatamente applicabile a tutti gli stati membri dell'Unione.

3) 4000 uomini italiani in Afganistan, 240 imbarcati sulla fregata chiamata (a buon titolo) "Euro", partecipano alla guerra dal 2006, e In pratica questi militari agiscono come supporto alla missione di guerra di conquista statunitense coprendola sul versante marittimo (in un’area ampia che arriva fino all’Oceano indiano e alle coste del Corno d’Africa);


4) Lo scorso Marzo è stato annunciato dalla direzione dell'Aeronautica Militare italiana che l’Italia avrebbe schierato in Afghanistan 6 aerei da combattimento Amx, spiegando che sarebbero serviti a “fotografare i campi di oppio” (gestiti dai servizi segreti statunitensi e coadiuvati logisticamente dalle forze armate della coalizione).


5) Dato che atto terroristico (vedi definizione di atto terroristico spiegata da Noam Chomsky) è qualunque atto di forza che si basa sulla violenza per intimorire e minacciare costantemente le popolazioni civili degli stati vittime; la presenza di uomini armati (delle forze armate italiane) in territori costantemente minacciati e distrutti dalla guerra, uomini complici di una guerra illegale e di evidente impronta imperialista, sia, quantomeno indirettamente, una presenza che incute terrore, che contribuisce al terrore e alla minaccia costante, e che pertanto è atto terroristico per definizione.


Lo Stato italiano ha compiuto e compie atti di terrorismo in Afganistan e in Iraq
; oltre a ciò, ha certamente favorito gli atti terroristici perpetrati in Libia (vedi solo alcuni dei tanti esempi di testimonianze sulle ragioni per le quali è stato ammazzato Geddafi); i governi italiani hanno violato sistematicamente la costituzione italiana, all'articolo 11 (L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo), essendo le forze militari italiane inserite nella strategia NATO, la quale lavora tutta al servizio degli interessi di alcune corporazioni private, basando la sua violenza su una costruzione ideologica (la cosiddetta "guerra preventiva e permanente") che non è mai stata prevista dall'ordinamento della repubblica italiana.


Finanziare la spesa dello Stato italiano, e la spesa militare dello Stato italiano
, equivale a finanziare quantomeno il favoreggiamento del terrorismo; favorire atti di terrorismo in qualunque forma e maniera è già vietato dalla risoluzione dell'ONU e dalle norme di recepimento citate di sopra. C'è poi da menzionare che, nell'ipotesi in cui per configurare la fattispecie di atti terrorismo, non si volesse tenere conto della violenza nostra ma solo della loro e ci si volesse riferire esclusivamente a elementi appartenenti ad associazioni di pecorai mediorientali che si presume comandino dirottamenti aerei a distanza dalle caverne dell'Afganistan, occasionalmente armati e occasionalmente pericolosi, anche in quel caso lo Stato italiano è complice delle organizzazioni che hanno letteralmente inventato "Bin Laden", "Al Qaeda", "i Talebani" e tutti i gruppi di fumo che sono fin qui conosciuti; li hanno equipaggiati, finanziati e addestrati, condizionati per l'uso, con lo scopo di creare disordini che alla bisogna consentono e dovrebbero giustificare agli occhi  delle Nazioni del mondo gli interventi militari degli Stati che lavorano per le élite al potere. (A proposito della invenzione e del finanziamento dei gruppi armati in medio oriente, come prima in Yugoslavia e in diversi altri luoghi di scontro e di guerra violenta per rapina, vedi il lavoro del Prof. Chossudovsky: America's War on terrorism -2005).


Infine, val la pena di rilevare che, ai sensi della normativa citata di sopra, non viene indicato in nessun modo secondo quale procedura, o, ancor prima, quali siano i criteri che permettono di inserire una persona od un ente in un elenco di soggetti definiti come associati a Bin Laden, alla rete Al-Qaeda e ai talebani; e non è prevista nessuna comunicazione all'interessato, ente o persona fisica, affinché si instauri un contraddittorio preventivo sulla sussistenza di ragioni idonee all'inserimento, né tantomeno è prevista una procedura di reclamo. Possiamo considerare lo Stato italiano compreso nell'elenco e tutto va a favore di un semplice rifiuto a pagare qualunque somma, a qualsiasi titolo, a qualunque ente di stato italiano fino a che non si ha un taglio netto della spesa militare finalizzata al terrorismo internazionale. Se tale atteggiamento fosse di difficile applicazione pratica sarebbe bene tenerlo almeno da un punto di vista morale; finanziare atti di guerra non è mai cosa virtuosa, quale che sia il pretesto storico creato per l'occasione.

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L'imposta è un tipo di tributo distinto dalla tassa. È una delle voci di entrata del bilancio dello Stato, costituita da un prelievo coattivo di ricchezza sul cittadino contribuente non connesso ad una specifica prestazione da parte dello Stato o degli altri enti pubblici per un servizio reso. La parte delle entrate statali ottenibili attraverso tassazione è detta gettito fiscale mentre il livello di imposizione fiscale e la sua ripartizione tra le varie fasce della popolazione è oggetto di studio della scienza delle finanze ed è attuata attraverso misure di politica fiscale. Il livello di imposizione fiscale medio di un paese, impropriamente detta tassazione, è misurabile attraverso l'indice della pressione fiscale. In economia con il termine spese pubbliche si indicano le somme di denaro che vengono spese dallo Stato in beni pubblici finalizzati al perseguimento di fini pubblici. Si tratta delle uscite da parte dello Stato e dunque una voce fra le passività nel bilancio dello Stato. La copertura finanziaria di queste uscite avviene  tramite le entrate statali, delle qali fa parte il gettito fiscale, quella parte di ricchezza forzosamente prelevata dai contribuenti attraverso l'imposizione fiscale, secondo modalità tipiche definite dalla politica fiscale attuata dal governo in materia di contabilità nazionale e specificate all'interno della legge di bilancio e della legge finanziaria.


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Talebano, o talibano, significa studente di una scuola coranica; oggi con quel termine si indicano i fondamentalisti islamici che erano legittimi membri del governo afagnao dal 1996 al 2001. Dall'arabo, talib = studente. 
 

1 commento:

  1. Condivido in pieno le proteste contro questo Governo (e quelli precedenti) … mi sono “imbattuto” in questo sito, cercando informazioni su quali sarebbero le conseguenze per chi promuove e attua una resistenza fiscale.
    Avendo intenzione di promuoverla e pubblicizzarla sul mio blog “il Futuro Italiano … dipende da noi” (all’indirizzo sofane3.blogspot.it) gradirei, se possibile, chiarimenti sulla fattibilità o meno dell’iniziativa.
    Ringrazio sentitamente.
    Diego

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