Le
misure dissennate imposte agli Stati in Europa continuano ad aggravare
la situazione economica generale. In Italia i disoccupati censiti sono
almeno 2 milioni e mezzo (di cui il 37% sono giovani); continuano i
suicidi per insolvenza, i prezzi alimentari continuano ad aumentare e i
consumi diminuiscono. Non c'è altro da fare per le imprese italiane che
iniziare a pensare di chiudere, "delocalizzare" nel Sud Est Asiatico,
oppure tentare di salvare il proprio reddito costituendo società offshore in paradisi fiscali.
Chi
aveva limitato il proprio orientamento in politica e in economia
sull'odio per Berlusconi, e pensava che fosse finalmente arrivato, come
per magia, un risanatore dei conti pubblici capace di migliorare la
situazione generale, ora si rende conto che il problema non lo risolvono
i prestigiatori, soprattutto quando sono prestigiatori partoriti dai
gruppi che lavorano per le élite al potere in Europa e nel mondo.
L'esagerata oppressione fiscale,
le fantasiose introduzioni di nuove imposte e di nuovi tagli ai servizi
essenziali non hanno mai determinato la crescita in nessuna parte del
mondo e in nessun momento della storia economica; si tratta di concetti
elementari che sono alla portata di tutti, persino di alcuni
giornalisti; queste manovre sono implementate in un contesto che nutre
la più assoluta ignoranza, e una buona dose di malafede, da parte di
molti burocrati e politici italiani. Il disegno è quello di continuare
ad impoverire le classi medio-basse e comprende tagli alla sanità, alla
giustizia, all'istruzione e ad altri servizi essenziali; non si parla
molto, però, (salvo che su archiviodisarmo e su FuoriLeMura) di tagliare completamente i 20-25 miliardi di Euro che vengono spesi per gli armamenti,
i quali servono gli scopi espansionistici delle élite al potere in
Europa e non sono di nessuna utilità alle popolazioni produttive e
civili; non si parla neppure del miliardo e mezzo di Euro che escono
dalle tasche dei contribuenti italiani per mantenere l'insegnamento
cattolico nelle scuole, al quale si aggiunge il costo del finanziamento
di 6 miliardi e rotti che a vario titolo passano dalle amministrazioni
locali, o da enti e aziende di stato, sotto forma di contributi di vario
genere, alla chiesa cattolica e ai suoi istituti a seconda delle sue
varie configurazioni; molte imposte sono assolutamente ingiuste e
insensate; l'ICI è un esempio fondamentale di ingiustizia per il
lavoratore, come maggior parte di altre imposte; e però la chiesa
cattolica romana ne è esente ed è anche esente da una serie di altre
imposte, tra le quali l'IMU, l'IRES e l'IRAP. Questi sono problemi
politici che non hanno niente a che fare con la fede religiosa; i
privilegi della casta religiosa sono semplicemente privilegi di casta;
si affiancano ai piccoli privilegi dei politici e ai grandi privilegi
delle élite che li comandano. Bisognerebbe non pagare le imposte,
trovare il sistema per non pagarle e smettere di pensare che sia
virtuoso farlo; le imposte di questo sistema e in questo Stato senza
sovranità monetaria sono immorali, inadeguate, illegittime e, dato il
contesto, servono solo a peggiorare la situazione economica complessiva.
Le
entrate tributarie non sono utilizzate per coprire interamente la spesa
pubblica e per finanziare l'erogazione dei servizi essenziali; la politica fiscale è uno dei due strumenti ben precisi che un governo può usare, assieme alla politica monetaria,
per controllare l'andamento dell'economia interna di uno Stato. La
politica monetaria è stata sottratta, con metà del resto della sovranità
popolare, agli Stati europei e delegata all'Unione Europea. L'Unione
Europea conosce il meccanismo della leva monetaria e lo usa proprio per
non far crescere l'economia; l'altra leva che un sovrano può usare è la
politica fiscale; ma, attraverso i governi pupazzo, come i burattini che
si vedono oggi e che si sono visti negli ultimi 50 anni in Italia, ciò
che le élite fanno oggi è schiacciare le popolazioni degli Stati membri
proprio con la politica fiscale. Fin qui ce n'è già a sufficienza per
giustificare, sul piano morale, economico e politico, l'astensione, il rifiuto di lasciare che la rapina continui attraverso l'oppressione fiscale.
E infatti alcune realtà politiche e sociali iniziano a fare campagna per promuovere forme di resistenza, come lo sciopero fiscale promosso dai sindaci di diversi comuni d'Italia, la campagna di Roberto Fiore, l'ausilio alla campagna di Fiore di Roberto Maroni
allo sciopero fiscale. Non è chiaro, tuttavia, come essi pensino di
configurare la posizione legale (quella loro e quella dei contribuenti
indispettiti) circa gli inviti ad astenersi dal pagamento delle imposte.
La difesa dall'oppressione fiscale muove da alcuni principi morali e tecnico-legali:
1)
La sovranità dello Stato italiano è sottomessa, anche in senso formale,
a quella degli enti sovranazionali, un precedente formale essi
dovrebbero individuarlo nella normativa anti-terrorismo introdotta un mese dopo il finto attacco terroristico del 2001, e precisamente: il D.L. 12.10.2001 n. 369 (convertito nella
legge n. 431/2001), intitolato "misure urgenti per reprimere e
contrastare il finanziamento del terrorismo internazionale" a cui ha
fatto seguito il D.L. 18 ottobre 2001 n. 374 "disposizioni urgenti per
contrastare il terrorismo internazionale" (convertito nella L.15.12.2001
n. 438).
2)
Il 16 gennaio 2002 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha
adottato la risoluzione n. 1390 (2002) in cui si condannano i Talibani
per non avere dato risposta a precedenti risoluzioni e per avere
consentito l'addestramento nel territorio afgano di gruppi terroristici
associati, in particolare la rete di Al Qaeda. Con quella risoluzione il
Consiglio di sicurezza indicava l'obbligo a tutti gli Stati di dare
piena attuazione ad un'altra precedente risoluzione (1373/2001) relativa
a misure restrittive e di congelamento di capitali, misure da
applicarsi nei confronti anche di tutti coloro che avevano contribuito a
finanziare, pianificare, favorire, o perpetrare atti di terrorismo.
Sulla base di questa risoluzione il Consiglio dell'Unione Europea ha
adottato il Regolamento CE n. 881/2002 (abrogativo del precedente
decreto 467/2001), come tale immediatamente applicabile a tutti gli
stati membri dell'Unione.
3)
4000 uomini italiani in Afganistan, 240 imbarcati sulla fregata
chiamata (a buon titolo) "Euro", partecipano alla guerra dal 2006, e In
pratica questi militari agiscono come supporto alla missione di guerra di conquista
statunitense coprendola sul versante marittimo (in un’area ampia che
arriva fino all’Oceano indiano e alle coste del Corno d’Africa);
4) Lo scorso Marzo è stato annunciato dalla direzione dell'Aeronautica Militare italiana che l’Italia avrebbe schierato in Afghanistan 6 aerei da combattimento Amx,
spiegando che sarebbero serviti a “fotografare i campi di oppio”
(gestiti dai servizi segreti statunitensi e coadiuvati logisticamente
dalle forze armate della coalizione).
5) Dato che atto terroristico (vedi definizione di atto terroristico spiegata da Noam Chomsky)
è qualunque atto di forza che si basa sulla violenza per intimorire e
minacciare costantemente le popolazioni civili degli stati vittime; la
presenza di uomini armati (delle forze armate italiane) in territori
costantemente minacciati e distrutti dalla guerra, uomini complici di
una guerra illegale e di evidente impronta imperialista, sia, quantomeno
indirettamente, una presenza che incute terrore, che contribuisce al
terrore e alla minaccia costante, e che pertanto è atto terroristico per
definizione.
Lo Stato italiano ha compiuto e compie atti di terrorismo in Afganistan e in Iraq; oltre a ciò, ha certamente favorito gli atti terroristici perpetrati in Libia (vedi solo alcuni dei tanti esempi di testimonianze sulle ragioni per le quali è stato ammazzato Geddafi); i governi italiani hanno violato sistematicamente la costituzione italiana, all'articolo 11 (L'Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri
popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni
di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo), essendo le forze militari
italiane inserite nella strategia NATO, la quale lavora tutta al
servizio degli interessi di alcune corporazioni private, basando la sua
violenza su una costruzione ideologica (la cosiddetta "guerra preventiva
e permanente") che non è mai stata prevista dall'ordinamento della
repubblica italiana.
Finanziare la spesa dello Stato italiano, e la spesa militare dello Stato italiano,
equivale a finanziare quantomeno il favoreggiamento del terrorismo;
favorire atti di terrorismo in qualunque forma e maniera è già vietato
dalla risoluzione dell'ONU e dalle norme di recepimento citate di sopra.
C'è poi da menzionare che, nell'ipotesi in cui per configurare la
fattispecie di atti terrorismo, non si volesse tenere conto della
violenza nostra ma solo della loro e ci si volesse riferire
esclusivamente a elementi appartenenti ad associazioni di pecorai
mediorientali che si presume comandino dirottamenti aerei a distanza
dalle caverne dell'Afganistan, occasionalmente armati e occasionalmente
pericolosi, anche in quel caso lo Stato italiano è complice delle organizzazioni che hanno letteralmente inventato "Bin Laden", "Al Qaeda", "i Talebani"
e tutti i gruppi di fumo che sono fin qui conosciuti; li hanno
equipaggiati, finanziati e addestrati, condizionati per l'uso, con lo
scopo di creare disordini che alla bisogna consentono e dovrebbero
giustificare agli occhi delle Nazioni del mondo gli interventi militari
degli Stati che lavorano per le élite al potere. (A proposito della
invenzione e del finanziamento dei gruppi armati in medio oriente, come
prima in Yugoslavia e in diversi altri luoghi di scontro e di guerra
violenta per rapina, vedi il lavoro del Prof. Chossudovsky: America's War on terrorism -2005).
Infine,
val la pena di rilevare che, ai sensi della normativa citata di sopra,
non viene indicato in nessun modo secondo quale procedura, o, ancor
prima, quali siano i criteri che permettono di inserire una persona od
un ente in un elenco di soggetti definiti come associati a Bin Laden, alla rete Al-Qaeda
e ai talebani; e non è prevista nessuna comunicazione all'interessato,
ente o persona fisica, affinché si instauri un contraddittorio
preventivo sulla sussistenza di ragioni idonee all'inserimento, né
tantomeno è prevista una procedura di reclamo. Possiamo considerare lo
Stato italiano compreso nell'elenco e tutto va a favore di un semplice
rifiuto a pagare qualunque somma, a qualsiasi titolo, a qualunque ente
di stato italiano fino a che non si ha un taglio netto della spesa
militare finalizzata al terrorismo internazionale. Se tale atteggiamento
fosse di difficile applicazione pratica sarebbe bene tenerlo almeno da
un punto di vista morale; finanziare atti di guerra non è mai cosa
virtuosa, quale che sia il pretesto storico creato per l'occasione.
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L'imposta è un tipo di tributo distinto dalla tassa. È una delle voci di entrata del bilancio dello Stato, costituita da un prelievo coattivo di ricchezza sul cittadino contribuente
non connesso ad una specifica prestazione da parte dello Stato o degli
altri enti pubblici per un servizio reso. La parte delle entrate statali
ottenibili attraverso tassazione è detta gettito fiscale
mentre il livello di imposizione fiscale e la sua ripartizione tra le
varie fasce della popolazione è oggetto di studio della scienza delle
finanze ed è attuata attraverso misure di politica fiscale. Il livello di imposizione fiscale medio di un paese, impropriamente detta tassazione, è misurabile attraverso l'indice della pressione fiscale. In economia con il termine spese pubbliche si indicano le somme di denaro che vengono spese dallo Stato in beni pubblici finalizzati al perseguimento di fini pubblici. Si tratta delle uscite da parte dello Stato e dunque una voce fra le passività nel bilancio dello Stato. La copertura finanziaria di queste uscite avviene tramite le entrate statali, delle qali fa parte il gettito fiscale,
quella parte di ricchezza forzosamente prelevata dai contribuenti
attraverso l'imposizione fiscale, secondo modalità tipiche definite
dalla politica fiscale attuata dal governo in materia di contabilità
nazionale e specificate all'interno della legge di bilancio e della
legge finanziaria.
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Talebano, o talibano, significa studente di una scuola coranica; oggi con quel termine si indicano i fondamentalisti islamici che erano legittimi membri del governo afagnao dal 1996 al 2001. Dall'arabo, talib = studente.
Condivido in pieno le proteste contro questo Governo (e quelli precedenti) … mi sono “imbattuto” in questo sito, cercando informazioni su quali sarebbero le conseguenze per chi promuove e attua una resistenza fiscale.
RispondiEliminaAvendo intenzione di promuoverla e pubblicizzarla sul mio blog “il Futuro Italiano … dipende da noi” (all’indirizzo sofane3.blogspot.it) gradirei, se possibile, chiarimenti sulla fattibilità o meno dell’iniziativa.
Ringrazio sentitamente.
Diego